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TRANS,ME? SI! ONE 

Filtri Instagram sul profilo @massielleza, maschere d’acquerello e bandiere nazionali, mostra Trasmissione, Bologna, 2020.

 

Sua cuique persona, a ciascuno la sua maschera: così dichiara il motto di una coperta di inizio Cinquecento, una tavola lignea decorata ad olio che serviva per proteggere i ritratti dagli agenti atmosferici. Chi indossa una maschera vuole nascondere la propria identità assumendone un’altra o, come nel caso della coperta, vuole proteggersi dal mondo esterno.

è sullo stesso concetto che ruota l’opera di Massiel Leza: con la sua pagina Instagram Trans.me? Si! one invita il visitatore a indossare una maschera, un filtro, per la precisione, e diventare un altro. Un gioco semplice ed effimero, che diventa parte integrante dell’opera stessa. Chiunque deciderà di partecipare a questo “gioco” produrrà un selfie, il quale verrà poi pubblicato: da attore attivo, il partecipante diventerà oggetto di contemplazione di un nuovo visitatore.

Ma dietro a questo piccolo Carnevale digitale, si cela una riflessione più profonda: il primo elemento è quello propriamente legato all’utilizzo dei social. Per quanto si possa proporre un tema, una riflessione profanando il sistema dei social, questo comunque tende ad appiattire tutto, a rendere ogni cosa superficiale: l’effimero diventa il tutto, è per questo che l’artista utilizza i filtri come espressione di questa transizione di identità: i filtri propongono identità nazionali e immaginate che il visitatore indossa e poi butta via. La tecnologia ha reso l’effimero il centro di ogni nostra azione digitale. Questa fa sia che l’opera non venga compresa nella sua totalità, ma venga visto soltanto come un piccolo divertissement da consumare in fretta.

L’opera di Massiel sottolinea quindi come questa tendenza al mutare, alla transizione e al cambiamento dei nostri volti, identità e valori si inserisca perfettamente in un sistema digitale come quello dei social: piattaforme dove niente conta, nulla resta ma tutto cambia e muta al tempo stesso.

Emma Puliti

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Play with me! È un’esortazione a cui non ci si può sottrarre, un invito a lasciare l’immaginazione e l’intelletto liberi di esplorare, nella dimensione del gioco, la contro-narrazione delle identità nazionali proposta dall’artista. Partendo dall’assunto dello storico e linguista olandese Johan Huizinga che ‹il gioco è il centro di propulsione di tutte le attività umane›, diviene facile intuire come l’attività ludica sia uno strumento fondamentale dal punto di vista non solo educativo, ma anche antropologico e socioculturale1.


Nella trasformazione simbolica e metaforica del reale, che si compie attraverso il gioco, vengono messi in discussione archetipi e stereotipi che fondano le proprie radici nelle tendenze ideologiche dei vari nazionalismi. È così che, mediante l’utilizzo di semplici fltri disponibili per le piattaforme social, Massiel Leza - nella sua installazione digitale scrive una nuova storiografa. Il pubblico è invitato a interagire con l’opera stessa e a diventarne parte scattandosi un selfe e giocando con la propria identità. I fltri, come nuove maschere della contemporaneità, ci permettono di comunicare ciò che desideriamo essere, di giocare con i nostri volti, rendendoli manifesto e testimoni del nostro pensiero, contro le stigmatizzazioni e le generalizzazioni con cui spesso si apostrofano ed etichettano le varie nazionalità.

L’utilizzo della piattaforma Instagram come strumento di ricerca e di realizzazione dell’opera pone, inoltre, l’accento su un altro fenomeno attuale: quello dell’arte goduta attraverso i social media, divenuti oramai le nuove gallerie e le nuove vetrine per una fruizione ‹mordi e fuggi›, consumata nel breve istante di uno scroll. L’appello è quindi quello di abbattere, attraverso il gioco, ogni tipo di barriera dall’ideologica alla strumentale.

1gioco in «Dizionario di flosofa» (treccani.it)

Maria Chiara Wang 

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