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TRE MINUTI DI VUOTO

Installazione sonora e visiva - fotografia digitale - mappe su carta usomano.
200 x100 cm; 2020

Ho conosciuto una donna che soffre di Alzheimer, lei non riesce a farsi capire e ha dimenticato quasi tutto. Questa sua mancanza di memoria mi ha fatto subito pensare alle luci e alle ombre che si trovano nei ricordi; quello che non riusciamo a vedere e quello che è talmente chiaro che si mostra facilmente. Per la realizzazione dell›opera ho registrato la sua voce durante tre minuti, tempo in cui sono riuscita a farla parlare senza interruzione e sono stata molto attenta alle sue abitudini, tra le quali c’era quella di prendere i fazzoletti e rovinarli per poi volerli stirare o piegare per bene.

Tornando alla memoria e sapendo che c›è bisogno che sia piena per un posteriore svuotamento, ho pensato alla testa della «nonna» che adesso è parzialmente vuota, senza luce apparente, ho fotografato le sue vecchie fotografie e poi ho tolto i volti, giacché lei non ricorda nessuno; poi ho stropicciato la carta e dopo ho provato a disegnare le pieghe che si sono formate, come se fosse una mappa dei suoi pensieri; successivamente ho trasferito l’audio in parole senza senso, dette da lei, quindi l›immagine è un suo scritto con parole vere e disordinate, con delle immagini vere ma irriconoscibili.

In quest’opera provo ad analizzare l’idea della propria immagine, la quale viene raccontata attraverso ciò che facciamo e come ci poniamo in pubblico. Dal momento in cui viene meno la memoria vi è l’impossibilità di raccontare sé stessi e la propria immagine viene raccontata dagli altri. in questo senso le fotografie vecchie diventano un tesoro che aiuta a mantenere il ricordo di quello che si è stati, un mezzo per dimostrare l’identità di qualcuno. La cancellazione del viso oltre a significare la perdita della memoria ci ricorda che la struttura del volto si utilizza per identificarci e classificarci attraverso la struttura politica dell’identificazione sociale.

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